La mal’aria soffia ancora su Lentini

Non è certo una novità che il traffico dei rifiuti costituisca uno dei gangli dell’economia finanziario-predatoria attorno ai quali le consorterie politico-affaristiche si stringono a coorte e che – sull’onda delle frequenti “emergenze rifiuti” decretate ora in questa ora in quell’area, l’alternanza di fasi di “stoccaggio” e operazioni di “bonifica” – tale traffico accompagni i diversi cicli storici, accumulando e stratificando ragioni di nocività.

Ne deriva che “l’economia della discarica” viene a investire con particolare veemenza e protervia certi territori che, per la loro stessa collocazione marginale rispetto a grandi città o a grandi complessi industriali, sono ciclicamente destinati a riceverne e a occultarne i velenosi lasciti.

È il caso del territorio di Lentini, al confine tra le province di Siracusa e Catania, nel quale, oltre a una delle più grandi discariche di rifiuti solidi urbani della Regione e alla base militare statunitense di Sigonella coi suoi “lenti rilasci” di materiali radioattivi, si contano varie discariche abusive nelle quali sono stati “smaltiti” non meglio precisati “materiali ospedalieri” nei decenni trascorsi: proprio qui, in tempi recenti, una cordata di imprese e politici locali ha cercato di avviare la costruzione di una “nuova” discarica di rifiuti “speciali” in località Armicci, incontrando però la ferma opposizione da parte di una popolazione cosciente e oberata dal triste primato nazionale del tasso di cancri e leucemie infantili.

Tre voci dal Coordinamento delle associazioni per il territorio raccontano i diversi aspetti del caso e delle mobilitazioni che, dal 31 marzo, impediscono la costruzione della discarica, e chiamano a un “Primo Maggio dei Territori” per allargare lo spiraglio di spazio apertosi nel groviglio di una terra sistematicamente predata dagli interessi più forti.

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