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Medicina penitenziaria: il 41 bis all’ospedale San Paolo

Il carcere che entra in ospedale, invade reparti, condiziona chi ci lavora o chi va a cercare cure, tra guardie armate, militarizzazione e video sorveglianza. Con un compagno di Usi Sanità facciamo un giro dentro il San Paolo, nello specifico nel reparto di medicina penitenziaria, punto di riferimento per le quattro carceri milanesi, dove attualmente si trova ricoverato Alfredo, che ha superato i 123 giorni di sciopero della fame.    

41bis: una finestra sulla tortura, una tortura senza finestre

Lo sciopero della fame di Alfredo Cospito ha avuto il merito di aprire una finestra sul 41bis, mettendo a nudo l’insensatezza delle sue giustificazioni democratiche e mostrandone la funzione di tortura mascherata (coessenziale peraltro al regime carcerario nel suo complesso) cui sono sottoposti più di settecento detenuti. Non è cosa semplice riuscire ad affacciarsi su quelle “tenebrose camere”. Per questo abbiamo chiesto a Francesca De Carolis (co-curatrice del libro “Diversamente vivo. Lettere dal nulla del 41bis) di raccontarci della sua corrispondenza

Sessantacinque giorni. Contro il 41 bis

A più di sessanta giorni dall’inizio dello sciopero della fame di Alfredo contro 41 bis ed ergastolo ostativo, abbiamo contattato una vecchia conoscenza fatta ai tempi della campagna “Pagine contro la tortura”. Ne è venuta fuori una breve chiacchierata in cui Giuliano Capecchi evoca per noi alcuni ricordi della sua personale esperienza a fianco dei detenuti in 41 bis.

Verba manent. Che nessuno dica non sapevo

Ci sono momenti in cui tutti devono prendere parola e dire anche ciò che sembra indicibile. Perché poi nessuno possa dire: “non sapevo”. Questo lo spirito con cui due avvocati romani – sostenuti da molti colleghi – stanno tentando di rompere il silenzio sulle continue torsioni del diritto penale in funzione persecutoria antisovversiva. Registrata quando lo sciopero della fame di Alfredo Cospito era solo agli inizi, pubblichiamo oggi questa intervista, come contributo alla solidarietà che si sta moltiplicando anche fuori

Sassari: con Alfredo, contro il 41bis

Dal 20 ottobre 2022, il compagno anarchico Alfredo Cospito ha iniziato uno sciopero della fame contro il regime carcerario del 41bis, al quale è sottoposto dal 5 maggio, e contro l’ergastolo ostativo. Nell’ambito delle diverse iniziative di solidarietà (dallo sciopero della fame avviato in carcere anche da Juan e Ivan, a diverse azioni contro alcune sedi Rai, passando per l’occupazione della sede di Amnesty International di Roma) sabato scorso i compagni e le compagne di Sassari, già scesi in piazza a

Sardegna: l’isola delle nuove carceri

Non solo turisti e hotel di lusso ma anche detenuti e sezioni speciali: la Sardegna – da tempo usata come isola penale- sembra sempre più assumere l’aspetto di un hub carcerario specializzato. Di questo  abbiamo parlato con un compagno di Sassari, dopo un resoconto dei presidi in solidarietà ad Alfredo Cospito e contro il 41bis dei giorni scorsi. Già che avevamo i microfoni puntati sull’isola abbiamo contattato al volo anche una compagna di Cagliari che ci ha raccontato brevemente della

27F: gli anarchici dall’accendino ocra

Un anno è passato da quando le strade spagnole, e soprattutto catalane, si sono animate per le vivaci proteste contro l’arresto del rapper militante Pablo Hasel. Un anno dopo il quale quattro anarchici italiani sono ancora in stato di detenzione preventiva con le accuse pesantissime, ancorché inconsistenti, di organizzazione criminale e tentato omicidio. Anche in vista della manifestazione che si terrà a Torino il 27 febbraio, abbiamo chiesto a un compagno del Comitato 27F di farci il punto della situazione.

Claudio Lavazza: un carattere positivo

  Claudio Lavazza, rapinatore anarchico italiano dalla vita burrascosa, dopo venticinque anni di detenzione – molti dei quali passati a battersi contro il regime di carcere duro in Spagna – si trova attualmente detenuto in Francia, dove avrebbe dovuto finalmente ottenere la scarcerazione, se solo una procuratrice non avesse pensato bene di cambiare le carte in tavola all’ultimo momento. Ce ne parla lui stesso in un breve collegamento telefonico di aggiornamento sulla sua situazione.  

Modena: la strage che non c’è

A distanza di più di un anno dalla strage nel carcere di Modena, e a qualche mese dall’esposto di alcuni detenuti che hanno deciso di rompere il silenzio, torniamo a Modena dove una delle animatrici del Comitato Verità e Giustizia per i morti del Sant’Anna, nato dopo i fatti dell’8 marzo 2020, ci racconta di quei giorni e ci aggiorna sullo stato delle indagini in corso. In conclusione la sorella di Mattia Palloni, uno dei firmatari dell’esposto, ci racconta degli

Apologia di ribellione e oltraggio all’oppressore

Esprimere solidarietà nei confronti dei detenuti e delle detenute in lotta? Dichiarare la propria vicinanza coi compagni inquisiti? Denunciare la gestione criminale della pandemia nelle carceri? Atti che si potrebbero dire minimali per ogni coscienza radicale, ma che per la Digos giustificano l’apertura di indagini per oltraggio e istigazione a delinquere. È quanto successo a più riprese ad alcuni compagni e compagne dell’Assemblea permanente contro il carcere e la repressione di Udine e Trieste ai quali gli inquirenti sembrano voler far

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